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Galleria | Scatti degli ultimi ventisette anni di un’italo-pinay

St.00 Tita Merli

Il mio nome è il plurale di merlo, Merli” e nel medesimo tempo indicava i pini sopra di noi. Rimasi meravigliata da tanta capacità di giocare con le parole e di connetterle con l’ambiente circostante. Non mi era mai capitato di condividere gli stessi tratti somatici e di parlare – con una donna più grande – dell’innominabile peccato sessuale, dell’importanza del divorzio, del sano egoismo. Entrambe avevamo molto simili le labbra carnose, il naso a patata, gli occhi a mandorla. Ma – era evidente – i suoi organi di senso avevano assaggiato, odorato e visto molto di più. Le rughe nel suo volto lo testimoniavano.  Entrambe eravamo  emotivamente coinvolte. La incoraggio a non piangere e le chiedo perché sprecare lacrime in un giorno così soleggiato. Tita Merli mi prende la mano “Mi hai riportato indietro, a quando all’età di ventisei anni  sono arrivata a Roma. Ero mal vista dalla comunità filippina perché piantai in asso la chiesa, mi sposai con un bianco e divenni madre molto tardi”.

♦ Sfondo musicale: Heitor Villa-lobos, Mazurka Choro for Guitar

Os.03 “Afghan hopes”

“C’era una volta” è una formula che mal si adatta a questo incipit perché “c’è ancora” speranza nel paese della segregazione di genere. Questa attesa fiduciosa nei riguardi di un evento favorevole è il nome di una giovane artista afghana, Hella, che proprio ne porta il significato . Tra le sue opere un quadro invoca questo sentimento: il paesaggio appare sovrastato dalle montagne non ancora innevate e il verde di una natura rigogliosa predomina su tutta la tela. Sulla sponda di un fiume siede un uomo, è in compagnia di una donna in procinto di raccoglierne l’acqua. Questo dipinto è intitolato “Afgan hopes”. 

Sono speranze che rischiano però di collassare. Dall’agosto del 2021 il giogo talebano continua a perseguire l’apartheid di genere, minacciando perniciosamente le battaglie delle donne afghane. In una raccolta di storie, saggi e dipinti, Afghan women at the forefront of climate change, alcune di loro – Mozhgan, Yalda, Hadia, Hella – hanno testimoniato come l’aumento di calamità naturali abbia reso ulteriormente insostenibile  la loro condizione.

Ne abbiamo parlato su DOTZ.media
♦♦ In copertina il quadro Afghan hopes dell’artista Hella Hedai 

 

Os.02 Respect Overseas Filipino Worker

 

Ipinalabas sa mga sinehan sa Italy noong Setyembre 2022 ang pelikula Triangle of Sadness na ipinakita na ang pagkakaroon ng maraming pera ay hindi ang pinakamahalagang bagay. 

Sa katunayan, ang pelikula ay itinuturing na “walang katinuan” ng mga taong may kaya. Ngunit sa halip ay ipinagmalaki niya ang mga taong  na maaari nating ipahiwatig bilang isang kategorya na walang ibang kayamanan maliban sa kanilang sariling mga kamay, na kanilang “pinahihiiram” sa likod ng sahod.

Sa pelikulang ito ang aktres na si Dolly de Leon, sa pamamagitan ng karakter ni Abigail (tagapaglinis ng isang cruise ship) ay ibinagsak ng stereotype “ng mahinang pinay na laging nangangailangan ng tulong”.

Nang biglang lumubog sa bagyo ang cruise ship, nagsimulang sumunod kay Abigail ang mga mayamang survivors dahil siya lang ang marunong mangisda, magluto at gumawa ng silungan sa isla. Sa ganitong paraan nakuha ni Abigail ang respeto ng iba na hindi siya pinansin noon.

Sa Italy naman, ang mga babaeng OFW ay hindi pa nakakakuha ng ganap na pagkilala sa kanilang mga karapatan at kanilang kahalagahan sa bansa, sa kabila ng kanilang kahalagahan sa ekonomiya dahil sila ang breadwinners (income earners) ng kanilang mga pamilya; at ang kanilang kahalagahan sa lipunan dahil sila ay isang mahalagang suporta para sa mga pamilyang italyano.

♦ Il presente commento in tagalog  è un breve estratto di un articolo pubblicato per Dotz