Il primo settembre 2018 incontro Shie. Mi racconta che nel 2008 lasciò il suo paese, le Filippine, e la sua famiglia. Appena arrivata in Italia fu accolta dai parenti, già da tempo residenti in Europa. Ricorda bene la sua prima volta a Roma: “Mi è piaciuta la città, ma ho avuto subito paura. Sentivo che la lingua e il lavoro sarebbero stati difficili”.
Il suo primo impiego fu come collaboratrice domestica. “I datori di lavoro erano molto disponibili, parlavano inglese. Ma i bambini mi trattavano male”, racconta. Poi aggiunge: “Se i bambini che accudisci non li hai cresciuti tu, ti mancano di rispetto. Per esempio, quando piegavo i loro vestiti e li mettevo sul letto, loro li buttavano giù apposta per farmi dispetto. E poi è difficile prendersi cura dei figli degli altri, vederli crescere, senza sapere come stanno i tuoi”.
In undici anni in Italia, Shie non ha mai voluto fare la badante. “È il lavoro più difficile, rispetto alle pulizie e a fare la tata. Non sono abituata a parlare con gli anziani, a lavarli”, confida.
Quando le chiedo se si sia mai sentita trattata male dai datori di lavoro, risponde: “Grazie a Dio, adesso tutti i miei datori sono buoni. Ma in passato ho lavorato in una casa in zona Prati e la padrona era molto tirchia: non mi lasciava usare l’acqua calda per lavare i piatti. Quando le mostrai le mani screpolate, mi disse di usare i guanti. Inoltre la madre, dopo che pulivo il pavimento e passavo la cera, sbriciolava per terra il biscotto che stava mangiando”.
Oggi Shie lavora in sei case diverse, tutte con contratto part-time. “È meglio lavorare con il contratto, sia per me che per i miei datori. È più sicuro essere in regola: hai la tredicesima, i giorni di malattia pagati e le ferie”.
Concludiamo l’intervista con il suo appello ai datori di lavoro, presenti e futuri:
“Io spero di essere trattata bene anche in futuro. Con questo lavoro non puoi aspirare al meglio, ma speri sempre che al colloquio ti capiti una brava persona. Preferisco guadagnare di meno ma lavorare in un ambiente accogliente, piuttosto che guadagnare qualche euro in più e avere datori che non apprezzano quello che fai”.