Incontro Cristina per un’intervista, che si è svolta in uno degli appartamenti che pulisce di solito il giovedì. Appena arrivo, mi accoglie con un gesto verso lo spazio intorno a noi: “Hai visto quant’è piccola? Per fortuna qui non c’è troppo lavoro. Domani, però, mi tocca pulire le finestre di un edificio di suore a Piazza Navona”.
Mentre maneggia il ferro da stiro, Cristina mi racconta di lavorare per una cooperativa, un’impresa di pulizie. “Ti assegnano uffici, condomini, appartamenti… insomma, quello che capita. Io di solito faccio uffici e condomini”, spiega. Sono tre anni che lavora così, ma nel frattempo ha anche avviato lavoretti in proprio. “La cooperativa non è sicura”, ammette. “Ho lavorato per altre cooperative prima: nelle scuole, in altre case… Poi hanno chiuso, e io sono rimasta in difficoltà. Quando cala la domanda, perdono gli appalti e ti licenziano all’improvviso”.
Si tratta soprattutto di una questione di stabilità. Cristina cerca altri lavori soprattutto per ragioni economiche: “La cooperativa paga poco. In privato, invece, il prezzo lo decidi tu con il cliente. Con la cooperativa devi ammazzarti di lavoro per tirare fuori uno stipendio dignitoso”. Alla fine, però, riconosce un vantaggio: “Essere in regola con la cooperativa un giorno mi garantirà una pensione, fosse pure minima”.